Politica post-ideologica, contro-democrazia, elettorato liquido: tutti termini che fino a ieri sembravano abitare soltanto nelle pagine di qualche libro di Bauman o di Rosanvallon e che da oggi sono diventati realtà. Il risultato dei ballottaggi non lascia spazio a dubbi: a pochi giorni di distanza dal voto plebiscitario delle europee il partito democratico perde quattro storiche roccaforti come Livorno, Padova, Perugia e Potenza. Ne strappa altrettante al centro desta, come ad esempio Pavia, Bergamo, Pescara e si afferma comunque come primo partito nei territori. Questo vuol dire che anche in Italia, finalmente, stiamo imparando a fare a meno delle ideologie del Novecento. Livorno è l'esempio per eccellenza di questo cambiamento epocale: nel 1921 proprio nella città toscana si celebrò il primo congresso del partito comunista italiano e, dal dopoguerra ad oggi, la città è sempre stata governata dal forze di sinistra. Da oggi Livorno avrà un sindaco e una maggioranza a 5 Stelle.
Il dato di fatto da cui partire è l'evidente superamento di una concezione della politica come "religione", per cui chi si definisce di sinistra vota a sinistra e chi invece ritiene di appartenere al campo della destra sceglierà sempre candidati di centrodestra indipendentemente che si voti per la municipalità sotto casa o per il Parlamento europeo. Il voto si decide ormai volta per volta, giudicando la personalità dei candidati e, sopratutto, valutando le proposte concrete messe in campo, al di là della retorica di circostanza. La contrapposizione fra blocchi ideologici, in realtà, è tramontata da circa vent'anni, da quando, nel 1991, finì l'Unione sovietica. In Italia per vent'anni si è cercare di superare la fine delle ideologie con la creazione di due nuove "fedi": da una parte un'anticomunismo fuori tempo massimo e la falsa ideologia del benessere perpetuo e, dall'altra, l'ideologia negativa dell' antiberlusconismo basata sulla demonizzazione dell'avversario. La crisi è sicuramente una realtà drammatica ma ha il merito di aver generato nuove forze politiche non ideologiche (almeno non in senso tradizionale) come il M5 Stelle, e sopratutto di averci svegliato dall'allucinazione collettiva ventennale di un Paese diviso fra comunisti e amanti della libertà o fra buoni e cattivi.