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Nicola Castaldo

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"È da pazzi, è da savi, è bene, è male!" Ma cosa significa? Avete prima esplorato i segreti moventi di un'azione?"


Quando la Filosofia parla italiano

Pubblicato da Nicola Castaldo su 8 Giugno 2018, 14:32pm

Tags: #filosofia, #eventi, #cultura, #italia, #linguaggi, #lingua

Quando la Filosofia parla italiano

Una due giorni di studio sulla filosofia italiana : "Fare filosofia in italiano: fra Ottocento e Novecento", è questo il titolo del'incontro promosso a Firenze dall'Accademia della Crusca e dalla Società filosofica italiana. 
Linguisti e filosofi si confronteranno dunque su pensatori in lingua italiana nelle giornate di Lunedì 11 e martedì 12 giugno 2018 a Firenze. I lavori prendono il via lunedì 11 giugno alle ore 15.00, nella Villa medicea di Castello, con l’introduzione ai lavori del Presidente dell’Accademia della Crusca Claudio Marazzini e proseguiranno in una serie di dialoghi tra linguisti e filosofi dedicati ad alcuni dei pensatori più importanti dell’Ottocento e del Novecento.

Ecco argomenti e relatori:  
Un linguista e un filosofo parlano di...


Carlo Cattaneo: Francesca Geymonat e Fabio Minazzi;
Giacomo Leopardi: Stefano Gensini e Gaspare Polizzi;
Vincenzo Gioberti: Massimo Fanfani e Mauro Letterio;
per l’Ottocento;

Benedetto Croce: Davide Colussi e Giuseppe Giordano;
Giovanni Gentile: Giuseppe Polimeni e Rosella Faraone;
Guido Calogero: Giorgio Graffi e Emidio Spinelli; per il Novecento.

Al di là dell’indubbio interesse suscitato dalle figure di questi pensatori italiani e dei fecondi
spunti di riflessione che le loro posizioni possono ancor oggi offrire, il segnale che l’Accademia e la Società Filosofica vogliono inviare al mondo della scuola è il seguente: si può e si deve usare la lingua italiana per scopi speculativi e per analisi qualitative di grande impegno.
Non è possibile, come è accaduto di recente, far credere che la dialettica del pensiero si
esprima attraverso quello che è stato definito il “debate”, come se la retorica classica, la scuola
medievale e la Ratio studiorum gesuitica non avessero proposto da secoli, e in forma anche più
raffinata, i medesimi modelli che negli ultimi mesi ci sono giunti attraverso il MIUR, riverniciati con un po’ di modernità tecnologica.
Si può e si deve far filosofia in italiano perché in questo modo, in maniera quasi inavvertita,
si snatura l’impostazione filosofica di taglio storico e critico, tipica della tradizione italiana.

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