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Nicola Castaldo

Nicola Castaldo

"È da pazzi, è da savi, è bene, è male!" Ma cosa significa? Avete prima esplorato i segreti moventi di un'azione?"


Platone e la dittatura dell'individualismo

Pubblicato da Nicola su 3 Aprile 2014, 15:24pm

Tags: #filosofia, #Politica, #States, #storia

Secondo Platone la democrazia prepara, inesorabilmente, la tirannide perché la libertà viene, quasi sempre, interpretata male dal comune cittadino : l'individualismo prevale su ogni forma di bene comune e i diritti vengono scambiati per obbligo di assecondare tutte le pretese, anche le più stupide, degli abitanti della polis. La democrazia descritta da Platone è quella della Grecia del V secolo a.C., quindi qualcosa di molto diverso da quello che oggi intendiamo noi per democrazia, tuttavia il monito di richiamare ai doveri è oggi sempre più valido. Nella Repubblica Platone descrive la degenerazione della democrazia ateniese ma sembra parlare al cittadino occidentale medio del XXI secolo :

“Vive spendendo per i piaceri necessari non più di quanto spenda, in denaro, tempo e fatiche, per quelli non necessari. [...] Egli non accetta ragionamenti ispirati a verità e non li ammette nella sua anima; qualora gli si dica che vi sono piaceri derivanti da nobili ed onesti appetiti ed altri propri di appetiti riprovevoli e che bisogna coltivare ed onorare i primi, frenare e soggiogare gli altri, a tutti questi discorsi egli nega il suo assenso ed afferma che i piaceri sono tutti simili e devono essere tenuti in ugual conto [...]. vive alla giornata, soddisfacendo quell’ appetito che urge al momento; ora si ubriaca e si diletta al suono del flauto, ora beve acqua e segue una cura dimagrante, ora compie esercizi ginnici, ora sta in ozio, incurante di tutto; ora sembra interessarsi di filosofia. Spesso partecipa alla vita politica e, saltando su, parla ed agisce a casaccio; e se mai intende emulare i guerrieri, si dedica con trasporto ad attività belliche; se vuole emulare gli uomini d’affari, diventa affarista. Nessun ordine e nessuna necessità presiedono alla sua vita; la chiama dolce vita, libera e beata, e se la gode, sempre. [...] Non è forse l’insaziabile desiderio di ciò che la democrazia definisce un bene [la libertà] a mandarla in rovina? In uno stato democratico tu sentirai proclamare che questo è il bene più nobile che lo Stato possiede e che perciò soltanto in una democrazia potrebbe vivere degnamente chi sia libero per natura. [...] L’insaziabile desiderio di questo bene e la noncuranza degli altri valori non mettono forse in crisi anche questa costituzione [democratica] e non preparano l’avvento inevitabile della tirannide?” (Repubblica, VIII, 561e-562d)

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